Diabolik... chi è?

Diabolik, il primo eroe negativo, capostipite delle future generazioni di fumetti neri, nasce grazie alla genialità di due giovani signore, le sorelle Angela e Luciana Giussani. Entrambe milanesi, hanno dedicato tutta la loro vita lavorativa al ladro in calzamaglia nera. Angela, che aveva ottenuto il diploma di maestra nel dopoguerra, pensò di intraprendere la propria carriera professionale all'interno del mondo editoriale, che la affascinava. Giovanissima, nel 1946 sposò Gino Sansoni, (un imprenditore che aveva fondato la Casa Editrice Astoria, piccola società che cercava il proprio spazio all'interno del mondo dell'editoria per giovani) e cominciò a collaborare saltuariamente con il marito, ma già agli inizi degli anni Cinquanta la sua presenza professionale era un dato di fatto.
Luciana Giussani raccontava così gli avvenimenti che portarono alla fondazione della casa editrice Astorina, che dal 1962 pubblica Diabolik: “Mia sorella non aveva certo il carattere della casalinga, per cui preferiva il lavoro. E fu così, a poco a poco, che ci venne l'idea di creare una testata tutta nostra. A quel tempo Gino Sansoni aveva la casa editrice di nome Astoria e noi, quasi per gioco, chiamammo la nostra Astorina, proprio per far capire  che era più piccola, senza tante pretese.”
A che le chiedeva coma nasce un personaggio, Angela Giussani amava ripetere: “La cosa più importante è avere l'idea giusta.” 



Narra la leggenda che un giorno Angela avesse trovato in treno un libro tascabile, edizione italiana di un feuilleton francese, cui mancavano la copertina e le pagine iniziali. La signora si entusiasmò a tal punto per quella sia pur monca lettura che decise di creare per il mondo dei fumetti un personaggio che avesse le stesse caratteristiche noir. Lei stessa raccontava come poi il marito, di ritorno da un viaggio a Parigi, le avesse portato in regalo una cinquantina di libri tascabili di Fantômas, acquistati sulle bancarelle lungo la senna. L'idea divenne progetto editoriale: un albo di formato tascabile, rivolto essenzialmente a un pubblico adulto. Il protagonista sarebbe stato un eroe nero, mascherato, dal nome evocativo e ricco di fascino: Diabolik. Il primo novembre del 1962, con un logo studiato da Remo Berselli, appare nelle edicole italiane il primo numero di Diabolik (titolo evocativo: Il re del terrore, sottotitolo a rincarare la dose: “Il fumetto del brivido”) al prezzo di 150 lire. I testi erano di Angela Giussani, i disegni di un certo Zarcone, misteriosissimo personaggio, soprannominato “il tedesco” per i suoi capelli biondissimi, di cui si sono perse le tracce da allora.
Rileggendo oggi quel primo episodio possiamo dire che l'impostazione del personaggio era già perfettamente delineata: Diabolik era un ladro di un'abilità e un'ingegnosità fuori dal comune, capace di assumere diverse fisionomie grazie a maschere di plastica sottilissima, che lui stesso aveva inventato e provvedeva a realizzare. Per avversario ecco subito l'ispettore Ginko, poliziotto integerrimo che, da allora, ha dedicato tutta la sua vita professionale alla caccia dell'inafferrabile ladro.
Il fumetto era un giallo, ma aveva in sé anche tutte le caratteristiche del nero: presto i lettori si resero conto che il loro eroe era un criminale, certo, ma stranamente non privo di alcuni principi “etici”. Un personaggio fuori dalla società, comunque non peggiore di certi elementi che in quella stessa società occupavano posizioni di potere e di prestigio. Una formula di sicuro successo perché, per citare Umberto Eco, “Si prova una soddisfazione non del tutto pacifica (ma per questo più eccitante) nel parteggiare per il cattivo.”
Il 1962 rappresenta una svolta nel mondo del fumetto non solo per la comparsa dell'eroe nero, ma anche per una grande invenzione: il “formato Diabolik”: piccoli albi tascabili con due o tre vignette a pagina, abbastanza grandi per ospitare campi lunghi (necessari al fumetto d'azione) ma utilizzabili anche per dialoghi ricchi e articolati. Le sorelle Giussani, che allora abitavano vicino alla stazione Nord, avevano voluto creare un formato adatto alla lettura in treno, calibrato per le migliaia di pendolari che ogni giorno vedevano passare sotto le loro finestre. Una geniale intuizione di marketing, non casualmente copiata negli anni successivi da decine di editori del settore.
Se le prime storie erano scritte dalla sola Angela, dal numero 14 (La donna decapitata) anche Luciana fu coinvolta ufficialmente nella realizzazione dei testi: le sorelle avevano formato una formidabile coppia creativa, che si firmava semplicemente “A. e L. Giussani”.
Angela e Luciana Giussani si sono dedicate sempre e solo a Diabolik, e ne sono state ampiamente gratificate: il personaggio continua a godere di un ottimo successo, grazie anche all'immutata qualità delle storie e al ritmo delle sceneggiature. Quando Angela morì, il 12 febbraio del 1987, Luciana continuò tenacemente a condurre la testata da sola, perché la coraggiosa avventura iniziata con la sorella non dovesse interrompersi. Chiamò nuovi collaboratori e coinvolse vecchie amicizie (nel '92 mise Patricia Martinelli alla direzione delle testate, nel '98 affidò  a Mario Gomboli la gestione della Astorina srl) ma continuò a elaborare personalmente soggetti e sceneggiature sino alla fine, sopraggiunta il 31 marzo 2001. La sua più grande soddisfazione fu di sapere che Diabolik era entrato saldamente nell'immaginario collettivo degli italiani, al punto che anche che non ha mai letto un episodio dell'eroe in calzamaglia nera è in grado di riconoscere i suoi occhi gelidi, la sua nera silhouette, il sibilo (swiisss) del pugnale che colpisce inesorabile.
Diabolik è sempre stato in continua evoluzione. Già a metà degli anni '60, mentre gli imitatori/concorrenti (definiti “la banda dei K”) cercavano il successo puntando su violenza, sesso e morbosità varie, le sorelle Giussani ritoccarono il carattere del Re del terrore eliminando tutti gli elementi che potessero farlo anche solo vagamente assomigliare a un sadico serial killer e sviluppando invece l'aspetto poliziesco delle storie. Non a caso. Nel '65, l'autodefinizione: ”Il fumetto del brivido” venne modificata in: “Il giallo a fumetti”. Ma l'operazione non fu solo di facciata: per rendere sempre più “vivo e vero” il mondo di Diabolik, le Giussani presero a collegare le storie con l'attualità coinvolgendo mafiosi e contrabbandieri di droga, politici corrotti e mercanti di schiavi, galeotti in rivolta e organizzatori di combattimenti tra cani. Proprio a questo tema Luciana Giussani dedicò la sua ultima sceneggiatura: Furia bestiale, apparsa nel novembre 2000.
Indubbiamente il merito dell'ininterrotto successo della testata va a questa evoluzione amorevolmente concepita e seguita in ogni dettaglio. E che continua tuttora, seguendo la linea editoriale indicata dalle geniali sorelle. Ogni mese appare in copertina un albo inedito che – esplicitamente o in modo subliminale – aggiunge qualcosa ai personaggi, alla loro vita, alle loro caratteristiche. Lo stesso, in maniera ancor più evidente, si verifica nelle lunghe storie de “Il Grande Diabolik”, lo speciale estivo e in qualche caso semestrale dal 2003 (con episodi dedicati ai misteriosi trascorsi di Eva Kant e alle vicende dell'ispettore Ginko). Anche i volumi da libreria della Astorina hanno per fine una rivisitazione del mondo di Diabolik o la ricerca di nuovi punti di vista da cui osservarlo. E quando lo spazio delle storie disegnate non basta, ecco si passa a sperimentare nuovi media: i cartoni animati, la televisione, la radio, la pubblicità, il cinema... perché Diabolik non è solo un personaggio “di carta”: è un Personaggio tout court. E con la P maiuscola.
Andrea Carlo Cappi